Psicoterapia

 
La Psicoterapia è un percorso che cura

È un percorso che cura attraverso la relazione che si instaura tra terapeuta e paziente, attraverso tecniche e strategie precise.
La relazione si sviluppa lentamente e inizia a nascere a partire dal primo incontro.

Chi incontra chi? Come?

Il tema dell'incontro si pone sulla linea di confine tra psicologia e neurofisiologia, tra mente e corpo.
Nel mio lavoro, non incontro una mente, né dei sintomi psichici o fisici che siano, ma incontro una "persona" nella sua globalità, io incontro una "storia", un "mondo" profondamente e intimamente interagente con il suo ambiente esistenziale

Cosa ci spinge a chiedere aiuto, o ancor prima a pensare che qualcosa non stia andando come dovrebbe?

È il malessere che avvertiamo, è il dolore che sentiamo, un dolore che nasce nell’anima e che spesso si estende al corpo.
Il lavoro su di sé è la via principale per chi desideri un cambiamento personale e radicale che riguarda la propria esistenza. Si tratta di una strada che, a volte, può essere faticosa, che quasi mai si concilia con percorsi che promettono di risolvere il sintomo senza affrontare la causa che produce quel sintomo.

La maggior parte delle persone che vivono un disagio psicologico o interpersonale, sia che vengano in psicoterapia o che cerchino di risolvere con le proprie risorse il loro disagio, tende a concentrare la propria attenzione sullo specifico problema che le affligge. Per così dire, desiderano mettere fine al malessere che non le fa stare bene, per poter poi riprendere la propria vita nello stesso modo in cui l’hanno condotta fino a quel momento.

Il lavoro su di sé va affrontato con il giusto tempo, assecondando il proprio ritmo.

Nella mia pratica, a volte, mi è captato di vedere come le persone abbiano sotto gli occhi la soluzione ad un problema, certe possibilità che potrebbero cogliere, certe strade che potrebbero percorrere, ma realmente non le vedono, non possono vederle perché aumenterebbe il loro dolore, le disorienta, fanno esperienza della possibilità di qualcosa che è nuovo, ignoto e quindi perturbante. Si sceglie di permanere nel noto che, per quanto doloroso, per la nostra mente rimane rassicurante.

Giungendo alla fine di questa riflessione, ci rendiamo conto che permanere nel noto, seppure produca malessere, sia in realtà un atteggiamento comune, perché la nostra mente tende “naturalmente” ad opporsi al cambiamento che è vissuto come minaccioso, ma permanere nelle situazioni che producono sofferenza –  che ci fanno stare male –  logora lentamente e aumenta il dolore dell’anima, aumenta il malessere esistenziale, che può essere affrontato e risolto solo guardandolo, divenendone consapevoli attraverso l’analisi personale.

 

“La realtà dell'altro non è in ciò che ti rivela, ma in ciò che non può rivelarti.
Perciò, se vuoi capirlo, non ascoltare le parole che dice, ma quelle che non dice.”

Kalil Gibran